scegliamo il casco . . .

Negli scooter coperti, come in tutte le altre moto, il casco è l'accessorio fondamentale e l'unico da indossare obbligatoriamente non appena si sale sopra un due ruote.


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L'unica eccezione a questa ferrea legge è concessa ai possessori di BMW C1, il cui abitacolo costruito a cellula rigida e collaudato come tale, costituisce un riparo avvolgente contro gli urti e quindi esonera il conducente dall'obbligo del casco, (ma sono obbligatorie le cinture di sicurezza, come nelle auto), per tenere il pilota saldamente ancorato all'interno dell'abitacolo e prevenirlo così dagli urti.

Nutriamo forti dubbi circa la comodità di andare in moto (anche con il C1) senza casco 
ed infatti, a meno di percorsi esclusivamente brevi e cittadini, nei lunghi tratti (autostradale e non), spesso anche i piloti dei BMW C1 si dotano di casco per aumentare il comfort di marcia, la silenziosità e proteggersi meglio da freddo e intemperie.

Nell'Adiva invece, data la retrattibilità del tetto e comunque la leggera consistenza dello stesso, il casco è ovviamente obbligatorio ma . . . quale scegliere ?

A prescindere dalla qualità e dal materiale di costruzione che vedremo poi, la differenza sostanziale è tra integrale e jet : con uno scooter altamente protettivo come i coperti, dotati di parabrezza rigidi e alti, l'integrale non necessita assolutamente.

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Essenziale nelle moto aperte, dove l'impatto con l'aria è totale e violento, negli 
scooter coperti l'integrale risulta senz'altro superfluo, scalda maggiormente d'estate ed occupa più posto nel riporlo.

Il casco jet è sicuramente l'ideale, si può indossare anche
 con la visiera alzata, (la protezione del parabrezza è più che sufficiente), e si indossa e si ripone in un attimo (senza contare che, almeno sull'Adiva, l'alloggiamento del casco "di cortesia" sotto la sella contiene al massimo un jet e neanche tanto grosso, certo non un integrale !).

Per quanto riguarda i materiali, la maggior parte dei caschi sono in fibra (composita o di vetro) oppure in policarbonato.

I caschi più economici scelgono generalmente come materiale costruttivo il policarbonato in quanto, in caso di urto, la struttura tende a creparsi ma a resistere nel suo insieme (trasferendo così però vibrazioni e sobbalzi alla testa), mentre i caschi in fibra hanno la prerogativa di assorbire l'urto distribuendolo sull'intera superficie danneggiandosi, ma evitando rimbalzi e sobbalzi a testa e collo e risultano quindi più confortevoli in caso di urto: bisogna comunque dire che è preferibile un buon casco in policarbonato piuttosto che uno in fibra di media qualità, senza contare che il casco in fibra può danneggiarsi irreparabilmente anche semplicemente cadendo dalla sella della moto !! 

Oggigiorno sono molto di moda i caschi in fibra di carbonio : sono bellissimi a vedersi ed hanno dalla loro leggerezza e robustezza ma, per contro e nonostante quello che si dica, non sono assolutamente più robusti degli esemplari in fibra o policarbonato e costano però cinque volte tanto.

Sarebbe sempre bene comunque, affidarsi a marche che hanno superato la certificazione SNELL americana oltre che l'omologazione ANSI europea : quella americana è garanzia di severità e di requisiti di sicurezza molto elevati.

In conclusione, a meno che non siate irresistibilmente attirati dai miracoli che l'areografo può creare sul vostro nuovo casco in carbonio, acquistate un buon casco in fibra od uno ottimo in policarbonato, controllate che calzi perfettamente e che l'imbottitura vi avvolga completamente testa ed orecchie ed anzi, per le prime volte che lo indossate, è bene che vi stringa leggermente considerando che un poco cederà con il tempo come è nella normalità delle cose.

Se poi avete i capelli lunghi e non volete che vi rimangano dritti sulla testa come spaghetti appena ve lo levate, ad un prezzo irrisorio la Tucano metteva in vendita (almeno sino a poco tempo fa !) una retina in vimini (si, vimini, tipo sedie del salotto della nonna !) a forma di croce da inserire nell'imbottitura del casco a contatto con i capelli per creare uno spessore con confortevole circolazione d'aria evitando l'effetto "istrice".

Come ultima raccomandazione che mi sento di dare : a parte per il casco "di riserva" che puo' risultare superflua, per il vostro casco di tutti i giorni esigete senz'altro l'imbottitura sfoderabile e labavile (anche se che ormai è diffusissima !) e lavatela ad intervalli regolari . . . ogni volta che calzerete il casco odoroso di detersivo profumato si rinnoverà la voglia di andare in moto !

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In Oriente . . . si coprono di più !

 

Abbiamo già trattato circa la difficoltà di penetrazione dello scooter coperto nel mercato italiano data la mentalità tutta nostra di ostacolo verso le soluzioni anticonvenzionali se pur intelligenti, ma, fortunatamente, non è dappertutto così : basti pensare che il Giappone giappone,scooter coperti,scooter tutto l'anno,scooter usati,scooterusati,tetto scooter,pioggia scooter,tettuccio scooter,bagnarsi in scooter,proteggersi dalla pioggia in scooter,adiva italia sfiora il 50% della quota di mercato, mentre l'Europa di spartisce il rimanente con l'Italia che si attesta sul 10/12%.



A testimonianza della propensione degli Asiatici per i "coperti", Adiva ha aperto un secondo stabilimento industriale a Taiwan (oltre alla casa madre situata a Benevento), proprio per servire e sviluppare ulteriormente il mercato Orientale che ha mostrato di gradire questa soluzione di mobilità ormai praticamente indispensabile nei grandi centri (pensiamo al superaffollamento delle città nipponiche con conseguente congestione perenne del traffico).


stemma adiva Come ho già avuto modo di ribadire nel forum, a parte l' ironia, non credo che la maggior diffusione degli scooter coperti in questi paesi sia conseguenza di un senso civico più spiccato, ma semplicemente il frutto di una ricerca di comodità e di comfort che prescinde dalle mode o dall' immagine a tutti i costi e che vuole dal mezzo meccanico la vera fatica quotidiana e non l' ostentazione dello styling o l' aderenza alle convenzioni.

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